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Il pupillo di Wenger

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Dieci anni dopo Jack Wilshere, un giocatore cresciuto veramente nelle giovanili dell’Arsenal (e non quindi comprato sedicenne) si è assestato in prima squadra dopo la fiducia iniziale che Wenger concede a tutti i giocatori di talento delle giovanili. Per questo Alex Iwobi ha un posto speciale nel cuore dei tifosi dell’Arsenal, perché, oltre ad apprezzarne il talento, rappresenta la realizzazione del piano per i giovani che Wenger ha messo in piedi in parallelo con la costruzione del nuovo stadio e che finora ha dato meno frutti di quanto sperato.

Per descrivere cos’abbia di speciale Iwobi per meritarsi tanta attenzione, la cosa migliore è affidarsi proprio alle parole di Wenger a inizio stagione: “Quando lo vedi la prima volta non ha niente di speciale. Ma poi vedi come riesce a dialogare con i compagni con tanta intensità e ad alta velocità. Per questo penso stia migliorando e ha ancora tanto lavoro da fare, ma ha quello che è veramente importante ad alto livello: velocità e capacità di capire il gioco”.

Al momento Iwobi in campo non esce dal solco tracciato dalla descrizione di Wenger: un giocatore dal talento associativo innato e dal fisico perfetto per la Premier League, il che lo rende un pupillo del suo allenatore, che in lui rivede la sua filosofia di calcio associativo in velocità con cui da anni sogna di vincere nuovamente la Premier.

Pur rappresentando l’ideale calcistico di Wenger, per prendersi la titolarità nel lungo periodo Iwobi deve compiere un ulteriore passo in avanti, e cioè migliorare il suo gioco in area di rigore. Una cosa di cui lo stesso Wenger ha parlato: “Penso che nel suo repertorio ci sia la capacità di passare e anche di dare l’ultimo passaggio. Cosa voglio da lui adesso è la finalizzazione. Questa è una piccola parte che manca al suo gioco. È troppo nervoso nel momento in cui ha la possibilità di finalizzare”. Una caratteristica che purtroppo per Iwobi sta marcando il suo passaggio in prima squadra.

Sta diventando ormai la normalità vederlo sbagliare davanti alla porta, un difetto che ha portato non pochi problemi all’Arsenal nelle partite difficili da risolvere, come il derby contro il Tottenham o la sfida in Champions League contro il PSG, o ancora quella recentissima contro l’Everton. Al momento Iwobi è tanto più utile quanto più resta lontano dalla porta, in zone in cui le sue doti fisiche e il talento associativo possono esprimersi al meglio senza dover per forza definire l’azione della squadra.

Il problema è che l’Arsenal gioca con un centravanti atipico come Alexis Sánchez, che libera l’area di rigore per favorire l’inserimento dei compagni dalla trequarti: avere un esterno con così poca confidenza con il gol e che si innervosisce a tal punto da sbagliare anche i passaggi più semplici, che eseguirebbe a occhi chiusi qualche metro più indietro, rappresenta un grande limite per le ambizioni dei “Gunners”, in lotta per il titolo in Premier League e accoppiati al Bayern Monaco negli ottavi di Champions League. Un peso enorme non solo per l’esterno nigeriano, ma anche per Wenger, che a sinistra si ritrova a dover scegliere tra Iwobi, utilissimo fino alla trequarti, ma poco efficace negli ultimi venti metri, e Oxlade-Chamberlain, un esterno dal registro di gioco limitato e in difficoltà quando deve prendere decisioni complesse. Non proprio la situazione ideale per una squadra con le ambizioni dell’Arsenal.

Wenger sembra quindi davanti a un bivio, con cui ormai ha una certa confidenza, vista la quantità di giovani di talento lanciati in prima squadra: vale la pena aspettare Iwobi e provare a limarne i difetti o sarebbe meglio comprare un esterno affermato?


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