L’hype smisurato nei confronti di Gianluigi Donnarumma è un rischio vero per il calcio italiano. Non bastano le rassicurazioni del ragazzo e dell’ambiente sul fatto che stia mantenendo i piedi per terra: lo dicono di tutti. Il rischio c’è, perché non è umano riuscire a mantenere i piedi per terra quando il tuo procuratore parla di te, ancora quindicenne, al giornale più letto d’Italia. O quando il tuo allenatore decide di affidarti il ruolo di titolare nonostante Diego López non sia infortunato. Non è certo facile mantenere i piedi per terra quando sei l’ultimo di una lunga lista a ricevere l’etichetta di “nuovo Buffon”.
Se sei titolare in Serie A a meno di 18 anni questo normale scambio di maglie a fine partita diventa automaticamente uno passaggio di consegne. Fa parte del gioco, ma ha fatto più danni della grandine a una generazione di portieri.
“All’inizio ho peccato di troppa sicurezza. Quando sei giovane pensi che tutto sia dovuto. Ai primi errori, poi, ho perso la tranquillità”. Sono le parole di Vincenzo Fiorillo, portiere di 25 anni del Pescara in Serie B, che dopo le ottime prestazioni nel calcio giovanile e le prime partite in Serie A venne accostato subito al portiere della Nazionale. “In Italia facciamo troppo presto ad appiccicare etichette come questa. Poi, al primo errore, è chiaro che non puoi essere l’erede di Buffon e passi da tutto a niente. Ti cancellano”.
Una cosa di cui dovrebbe ricordarsi ogni giovane portiere italiano. Potrebbero essere le parole di Simone Scuffet, anche lui attualmente in Serie B (al Como) dopo aver giocato da titolare con l’Udinese a 17 anni due stagioni fa: l’etichetta di “nuovo Buffon” sembra più una maledizione che un complimento e non aiuterà i primi anni di carriera di Donnarumma.
Che poi a vederlo giocare Donnarumma non ricorda in niente il giovane Buffon: anzi se esiste un giocatore che per caratteristiche ricorda quel Buffon è proprio il penultimo a essere etichettato in questo modo, ovvero Scuffet, che con il Buffon dei tempi del Parma condivide struttura fisica, caratteristiche tecniche e l’eccentricità nel modo di stare in campo.
Il portiere del Milan, nelle poche partite giocate tra i professionisti, sembra invece ricordare in modo netto l’ex rivale di Buffon a inizio carriera: Francesco Toldo. E se invece di nuovo Buffon provassimo a immaginare in Donnarumma il nuovo Toldo?
Il cambio di riferimento verso Toldo voglio giustificarlo dal punto di vista del fisico (entrambi sui 196 cm) e dello stile di gioco. Può aiutare a immaginare lo sviluppo del giocatore, che a 16 anni è ancora chiaramente un progetto. Come Toldo, Donnarumma sfrutta l’altezza per coprire lo specchio e anticipare i cross nelle uscite. Nonostante la stazza, ha una straordinaria rapidità nello scendere a terra. Caratteristiche che da sole possono reggere una carriera ad alto livello.
Il margine di miglioramento è evidente quando si parla della presa del pallone, del posizionamento e del gioco con i piedi. Qui la cosa fondamentale non è se sbaglia o meno, ma il fatto che non abbia paura di provarci, perché non si può pretendere la consistenza nell’esecuzione di ogni gesto a 16 anni.
Si ritorna quindi al discorso di Fiorillo sulla capacità dei tifosi del Milan di aspettare un giocatore che farà ancora tanti errori, ma che solo grazie a essi potrà capire dove dover lavorare di più per migliorarsi. Togliergli da subito l’etichetta di nuovo Buffon e lasciarlo concentrare solo sul proprio gioco, chiudendo un occhio su qualche papera in arrivo, non può che aiutarlo. A diventare magari il nuovo Toldo.